Il rifugio fu realizzato dalla Signora Virginia Craia, che si dedicò a quest'opera con alcune collaboratrici e l'aiuto finanziario di personalità del mondo del teatro.
Il rifugio occupava una villa sulla riva del Seveso, in Palazzolo Milanese. I cani ospitati erano, nei primi anni '60, alcune centinaia, ma il numero aumentò nel tempo, sicché divenne necessario trovare una nuova collocazione.
La Signora Craia (in primo piano) e la sua collaboratrice Signora Lina Sapone nella metà degli anni '60.
Nel '70 venne acquistata, con l'aiuto di alcuni benefattori, l'area dove si trova il rifugio attuale che a questo punto ospitava oltre 1000 cani. Nel '77 la Signora Craia per motivi di salute lasciava la conduzione del rifugio e prendeva il suo posto la Signora Piera Bianca Luppi, sua principale collaboratrice, che successivamente provvedeva alla costituzione dell'Associazione Asilo del Cane di Palazzolo Milanese, all'acquisizione di un'area confinante per allargare il rifugio e alla costruzione di oltre 300 box in muratura. Venne anche realizzato un gattile (ora sono diventati 3). Alla scomparsa della Signora Bianca Luppi, nel 1991, l'Associazione ha proseguito la sua opera con la collaborazione di alcuni lavoratori, dipendenti e di decine di volontari.
Il rifugio ospita mediamente 200 cani e 50 gatti sterilizzati e vaccinati, il cui sostentamento e cure veterinarie sono completamente a carico dell'Associazione, che si avvale anche della presenza giornaliera di uno staff sanitario coordinato dal nostro Direttore Sanitario.
Il canile vive oggi grazie alla generosità dei sostenitori e al lavoro di dipendenti e volontari.
Cosa facciamo

L'Asilo del Cane ospita cani che gatti e opera:
• per il miglioramento del rapporto uomo e animale;
• per la riduzione della piaga del randagismo;
• per salvare e curare animali abbandonati, malati o maltrattati;
• per la riduzione delle nascite incontrollate;
• per l'eliminazione delle nascite incontrollate;
• per l'eliminazione del commercio illegale dei cani;
• per il rifiuto dell'eutanasia come "soluzione finale" dell'affollamento dei canili.